Sanremo, quando il tormentone cavalca l'infodemia
Lo ammetto: sono distaccato, indifferente, quasi insensibile. Sono un uomo blasé. Per lo meno in queste settimane dell'anno. Non importa quanto i social mi possano bombardare su Sanremo, quanto il chiacchiericcio generale e i tormentoni in ufficio siano tutti figli di ciò che è accaduto la sera prima al teatro Ariston. Non importa neppure quanto alle 21 il telecomando mi attiri a sé, nella speranza che io prema il tasto numero 1. È l'azione più semplice tra quelle che permette questo dispositivo (insieme a spegnere la tv). Ecco, io in quanto (mio malgrado) uomo blasé, nella settimana di Sanremo opto sempre per lo spegnimento. Sono convinto che la musica c'entri poco. E, non a caso, il Festival è seguito da ben più persone rispetto ai fan dei singoli artisti in gara. Il motivo per cui io mi chiudo in questa cocciuta indifferenza, mentre qualcun altro si immerge fino ai capelli nel calderone del Festival è lo stesso: l'infodemia, un sovraccarico di informazioni.
“L'essere blasé (...) è conseguenza di quella rapida successione e di quella fitta concentrazione di stimoli nervosi contraddittori. (…). Questa incapacità di reagire a nuovi stimoli con l'energia che competerebbe loro è proprio il tratto essenziale del blasé”
Georg Simmel
Circolano troppe informazioni. Non che questo sia, di per sé, un male: anzi. Anche perché, è evidente, tornare indietro è impossibile. Il fatto è che ne circolano troppe per quella che è la nostra soglia di tolleranza. Sono così tante che è sempre più difficile riuscire a farsi un'idea coerente del mondo senza finire in una bolla chiusa (vedi complottismi vari), chiudersi a riccio (vedi atteggiamento blasé, appunto) o impazzire definitivamente. L'eccesso di stimoli, insomma, rischia di anestetizzarci o di aprirci ad un vortice di informazioni che difficilmente possiamo tenere sotto controllo.
“Nel XX secolo, il cittadino medio di una grande città aveva accesso a una quantità di informazioni che, nel corso della storia, solo i sovrani più potenti avrebbero potuto conoscere”
Marshall McLuhan
Con buona pace di McLuhan (e grazie a web e smartphone), oggi le informazioni a cui ha accesso l'individuo meno informato di una qualsiasi cittadina di campagna è centinaia di volte superiore a quello della persona media dei suoi tempi. Ci sono le informazioni di prima mano, quelle che i conoscenti mi raccontano di persona. Ma ci sono anche quelle che apprendo tramite la televisione, i social, i giornali, il web. E poi c'è tutto quel marasma di contenuti che partono da un'informazione per generarne altra, anche fine a sé stessa. Meme, reel e compagnia bella, ad esempio.
Ecco, durante una giornata qualsiasi, tenere il passo di questo carrozzone risulta pressoché impossibile.
Trump ha annunciato dei dazi? Oddio, e l'Ue come reagirà?
Stacco.
Elon Musk vuole comprare ChatGPT? Aspetta, dalla Cina ora arriva DeepSeek.
Stacco.
Attentato in Germania: Cristo, chi è il mandante?
Stacco.
Nuovo attacco russo in Ucraina. Di nuovo? Finiranno mai?
Stacco.
Ti ricordi Elon Musk? Ha fatto il saluto romano.
Stacco. Meme assortiti sul saluto romano di Musk.
Stacco.
Sanremo...
Appunto, la settimana di Sanremo. Nella settimana di Sanremo, per lo meno in Italia, il flusso di informazioni di cui sopra si attenua, si anestetizza. Qualche news trapela ancora dall'estero, ma nessuno ne parla più.
Chiaramente, anche Sanremo è soggetto all'infodemia. Eccome. Per dire: c'è Sanremo, coi suoi cantanti, gli ospiti, le gag, il pubblico, le polemiche. Però ci sono anche il “Prima” e “Dopo Festival”. Le testate che ne parlano. I profili social degli artisti. Il FantaSanremo. I meme su Sanremo e quelli sul FantaSanremo. Anche qui la quantità di informazioni a cui stare dietro è (se ripensiamo al cittadino medio del XX secolo di McLuhan) enorme. Aggiungo che i giornali ci mettono del loro per generare informazioni non necessarie, facendo ad esempio diventare uno scoop imperdibile un articolo su un tizio che dalla platea fa del catcalling in dialetto campano a un'artista sul palco.
Trump e Elon Musk? La guerra in Ucraina? Non pervenuti. Basta premere il tasto 1, mettersi comodi e (tutt'al più) scrollare i social ogni 10-15 minuti per sondare il parere dei propri contatti. L'infodemia si fa da parte o, per lo meno, dà l'impressione di essere un fenomeno sotto controllo, cavalcabile, persino divertente. “L'hai visto l'ultimo reel su Sanremo???”. Magari no, però se ho seguito il Festival conosco di certo l'episodio che ci sta dietro. È difficile poterlo dire durante una giornata qualsiasi del resto dell'anno, in cui a farla da padrone sono almeno 15 notizie diverse e pressoché impossibili da approfondire. Il Festival, al contrario, fa sembrare questo straripamento di informazioni un quadro coerente, completo, al massimo un po' kitsch.
Ora che il Festival è terminato e la bolla dell'Ariston si è dissolta, però, il flusso è di nuovo quello di sempre. Una complessità impossibile da cavalcare, padroneggiare, trasformare in qualcosa di comico. Geopolitica, tecnologia, trend social, sport: restare al passo su tutta la linea torna ad essere un'impresa impossibile. Essere distaccati, indifferenti, quasi insensibili (per lo meno al di fuori dei nostri interessi e delle nostre passioni) sembra l'unica strategia per resistere allo straripamento incessante di stimoli e informazioni. Durante il resto dell'anno, l'atteggiamento blasé sembra essere l'unica forma di salvezza contro l'infodemia. Almeno fino al prossimo febbraio...