Divide et impera: bombardarci di notizie sì, ma sempre divisive

Nel film Megalopolis di Francis Ford Coppola (2024), l'architetto Cesar Catilina è un genio visionario, deciso a rivoluzionare la futuristica città di New Rome con le sue idee utopiche di equilibrio tra uomo e natura, materiali all'avanguardia e un nuovo senso di comunità. Insomma, propone un cambiamento dirompente. È un personaggio carismatico, teatrale, controverso: persino volutamente dissoluto, con un'immagine pubblica che si divide tra alcol, scenate e riviste di gossip. Quando gli si chiede perché adotti un comportamento del genere, dal momento che non lo rappresenta fino in fondo, lui dà una risposta molto semplice: l'unico modo per scuotere l'ordine esistente è attraverso un'azione provocatoria e visibile. Forzare una reazione e attirare l'attenzione sul suo messaggio è l'unico antidoto all'indifferenza.

Adam Driver interpreta Cesar Catilina in Megalopolis

Un'affermazione figlia dei tempi. Di quelli futuristici di Megalopolis e soprattutto (visto l'intento satirico di Coppola) dei nostri. In una società bombardata da una quantità incredibile di informazioni, la capacità di attirare l'attenzione su di sé è una dote preziosa, quasi inestimabile. Non stupisce che ne siano abbondantemente provvisti personaggi del calibro di Donald Trump ed Elon Musk. Spiegare il loro successo, politico ed economico, senza tenere conto di questo aspetto è impossibile. Che brandiscano una motosega, si cimentino in un ridicolo balletto o si facciano immortalare intenti a firmare 20 pile di documenti, è evidente, questi due personaggi non risultano mai indifferenti. Ogni giorno trovano, insomma, un modo per salire alla ribalta, mettendo in pratica una strategia ben precisa.

Bombardarci di notizie, ma non solo...

In parte, questo è frutto della volontà di sommergere l'opinione pubblica con una montagna di informazioni di tipo politico e non solo. Un'abbondanza che, unita alla quantità di stimoli che già di norma circolano in rete e sui media, ha l'effetto (tutt'altro che indesiderato) di stordire la platea fino a farle perdere il senso del reale.

Due episodi di questa settimana, talmente incredibili da essere impossibili da ignorare, hanno rivelato a molti questa dinamica: la mail minatoria inviata da Elon Musk ai dipendenti pubblici Usa e il video AI in cui Trump trasforma Gaza in un resort balneare.

In un’intervista del 2019 Steve Bannon, al tempo consigliere di Trump, sintetizzava così la strategia comunicativa dell’allora neopresidente:

I Democratici non contano niente. La vera opposizione sono i media. Ma i media sono stupidi e sono pigri, sanno concentrarsi davvero solo su una cosa alla volta”.(...) “Quindi tutto quello che dobbiamo fare è inondarli. Ogni giorno tirare fuori tre cose diverse. Si attaccheranno a una ma faremo le altre due. E andremo avanti ogni giorno così, bang, bang, bang. Non si riprenderanno. Ma dobbiamo iniziare a tutta velocità”.

Elon Musk brandisce la motosega regalatagli dell’argentino Milei per tagliare le spese americane

Riempirci, inondarci, travolgerci di notizie fino a stordirci, generando un ecosistema informativo in cui è impossibile capire cosa sia fake, cosa sia reale e cosa sia una semplice sparata per il puro gusto di colpire e scandalizzare l'audience. Una filosofia che ricorda quella sviluppata nella Russia post-sovietica da Vladislav Surkov che, non a caso, aveva previsto la possibilità che un modello del genere venisse importato anche all'estero.

Tutto ciò, però, non basta a spiegare il successo di personaggi come Trump e Musk. Bombardarci di informazioni ci rende forse disorientati e anestetizzati, ma non ciechi. Quanti articoli, quanti post e quanti meme in questi giorni gridavano allo scandalo per le uscite del tycoon e del patron di Tesla? Decine, centinaia, migliaia. E non viviamo neppure negli Stati Uniti. Forse l'anestesia non ha ancora fatto effetto?


Divide et impera

L'altro fattore di cui è impregnata la comunicazione della nuova leadership americana sono i contenuti divisivi. Solo in quest'ottica è possibile spiegare il loro successo. È difficile credere di essere davvero gli unici a classificare questi contenuti come spazzatura. Tutti lo fanno: persino chi ha votato repubblicano. Il video AI in cui Trump auspica la trasformazione di Gaza in un resort non punta a galvanizzare il suo elettorato, anzi! Vuole colpire, certo. Ma vuole soprattutto suscitare proprio quell'indignazione che ha effettivamente generato su tutte le piattaforme social. Vuole polarizzare l'opinione pubblca. Vuole contrapporre democratici e repubblicani: solo così si spiega il seguito che Donald Trump ha tra gli elettori Usa.

Nixon è protagonista di un manifesto satirico del Partito Democratico

“Compreresti un'auto usata da quest'uomo?”

Volantino elettorale democratico, 1960


Nel 1960 si sfidavano nelle elezioni presidenziali degli Stati Uniti il democratico John F. Kennedy e il repubblicano Richard Nixon. A trionfare, come sappiamo, fu JFK, che durante la campagna elettorale si avvalse di un manifesto semplice ma geniale. Questo interrogava in prima persona ogni americano, chiedendogli: “Compreresti un'auto usata da quest'uomo?”. Accanto, svettava a tutta pagina l'inquietante faccione di Nixon. Il messaggio era chiaro: “Ti fidi di lui?”. La risposta era evidentemente negativa.


Sessantacinque anni dopo, questa forma di comunicazione sembra a dir poco ingenua. Ed è un altro segno dei tempi. In quanti potrebbero dire di fidarsi di Trump? Intendo a livello personale. In quanti nutrono davvero una certa stima per lui, lo ritengono una persona affidabile, gradevole, persino simpatica? Anche in questo caso la risposta è negativa. Del resto lui stesso non sorride quasi mai, non ammicca alla telecamera. Vuole creare tensione, fin quasi a risultare odioso ad alcuni. Ecco, il suo personaggio funziona proprio grazie alla dialettica divisiva, polarizzante. Chi è Donald Trump? Tutto ciò che i democratici odiano. E questo, se mi identifico nel Partito Repubblicano o odio la filosofia progressista, è più che sufficiente per votarlo e sostenerlo. Drammatico ma verosimile, visto il successo elettorale del tycoon.

Trump e Musk hanno portato talmente all'estremo questa strategia comunicativa che, ora che sono finalmente al potere, non hanno neppure bisogno di rendere conto al proprio elettorato o di compiacerlo. Non ci provano nemmeno. Gli basta inimicarsi il resto dell'opinione pubblica. Impresa che, è giusto concederglielo, stanno portando avanti egregiamente.